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Quando sarò grande

Tecnica mista

Dimensioni120x60 cmArtistaAlessandra GaspariniShare

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La protagonista sa da sempre e fin da subito dove vuole andare, vuole essere una pittrice. Qui chiaramente il riferimento è decisamente autobiografico. La matita simula la sigaretta, la sigaretta si aspira e lei col disegno aspirerà la realtà. Persino i babacetti che ha, se disegnati, saranno più veri del vero. Il corpo di uno di questi si fa persino tubetto contenitore di colore, una volta sgozzato, aperto.

Le zeppe troppo alte, esagerate, sono il suo desiderio interiore di diventare grande, nel senso di grande pittrice. La tavolozza, che non appoggia, infatti, non ha ombre e non ha pavimento, vola, sarà il suo disco volante che la aiuterà a superare il visibile, il concreto, anche il quotidiano, per poter accedere al mondo sconosciuto e potente della creazione.

La protagonista del quadro “Quando sarò grande” non è più una bambina ma non è molto lontana dall’essere una ragazza e la particolarità di questo quadro è il fatto che abbia due teste, una dentro l’altra. Ogni artista, sia esso pittore, pittrice, musicista o quant’altro, vive una vita quasi necessariamente doppia, cioè vive una vita di realtà e di quotidianità come tutti e un’altra che sono i suoi occhi, in più rispetto diciamo alla situazione di normalità, sono questi due occhi che fanno di questa persona un’artista e c’è quasi un contrasto tra le due vite che spesso l’artista stessa sente, cioè una vita quotidiana e una vita trascendente, l’artista stessa sente di avere due teste, quattro occhi, due nasi, quattro orecchie ed è proprio questo, quest’opera è un omaggio a quel genere di vita che è fatta di contesto sociale e di grande solitudine. L’arte stessa è fatta di grandissime solitudini, non sempre con accezione positiva, anzi questa solitudine interiore, questo lavorare su se stessi, collide spesso con una realtà invece fatta di cose normali.