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Il senso del titolo di quest’opera è la stratificazione dell’esistere. Come l’armadillo, le trine e i petali di tessuto sono la sua corazza. Poiché nessuno di noi nasce senza passato, senza il peso degli avi, senza storia, anche il personaggio protagonista è anch’essa dentro alla storia ciclica e ripetitiva, quella sua personalissima e quella del mondo intero. Il nostro passato può essere un peso, qualcosa che subiamo o qualcosa di cui ci serviamo per andare avanti. La bambina è il nuovo, colei che fa della sua storia una veste, stratificazione, lezione da apprendere, persino orpello. Infatti la indossa, ma canta il suo canto e suona persino senza archetto, con tutta la forza ed il senso di onnipotenza che la sua giovanissima età le regala.
Damarmadillo è un omaggio a chiunque con impegno si prenda la briga di investigare su se stesso in un modo quasi psicanalitico, cercando bene ciò che gli appartiene veramente, una volta pulito da fronzoli imposti da altri.
Damarmadillo è il cerchio della vita, è il viaggio in avanti che ognuno di noi compie con la speranza di ritrovare quell’onnipotenza che eravamo, ma con tutta l’esperienza, anche pesante, di un’intera vita e quindi poter poi, col tempo, cantare il proprio canto personalissimo.
Damarmadillo è il ciclo di un’esistenza intera con i suoi inciampi, le sue gioie profonde e tutta la bellezza del viaggio.
Damarmadillo è il giro intero di un artista che fa intorno a se stesso per restituire al mondo musica, pittura, arte.